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La crescita del calcio femminile in Italia

Da qualche anno al calcio femminile viene finalmente riservato il rispetto che merita, seppur gradualmente, portando in primo piano un movimento che in Italia, a differenza ad esempio degli Stati Uniti, non è ancora molto seguito.

Nel 2015 è stato avviato il percorso di crescita del calcio femminile, il quale ha subito un’ulteriore accelerazione grazie ad una svolta epocale avvenuta a partire dal 1° luglio 2022, momento in cui tutto lo sport italiano approda all’ambito professionistico nel massimo campionato femminile.

L’attività femminile è in continua crescita e, nonostante la lieve diminuzione dovuta all’impatto della pandemia, prosegue lo sviluppo dal punto di vista sportivo, mediatico e commerciale, con ampi margini di crescita nei prossimi anni, grazie ai numerosi progetti promossi, alla riforma dei campionati, ed anche all’attività internazionale svolta dalle Nazionali Femminili all’interno del Club Italia.

Dalle statistiche del 2021 emerge che, il 54% dei tifosi di una squadra di calcio maschile dichiara di seguire anche la squadra femminile del proprio club. Inoltre, nella stagione sportiva 2021/22 i diritti televisivi, rimangono a TimVision e si estendono anche a Sky e La7, che trasmettono tutte le partite del massimo campionato in chiaro.

Quante ragazze giocano a calcio in Italia?

Il calcio femminile italiano ha assunto un ruolo da protagonista nel panorama internazionale arrivando terze ai primi campionati europei, dal 1982 al 1985. Inoltre, nelle successive gare internazionali, le azzurre hanno occupato posizioni rilevanti nelle classifiche, arrivando a conquistare il secondo posto in Europa nel 1993 e nel 1997, precedute dalle norvegesi e dalle tedesche.

Oltre a tali successi, si assistette ad un’elevata notorietà grazie all’enfasi attribuita alla storia di Carolina Morace. Nata a Venezia nel 1964, a quattordici anni esordisce in nazionale nel 1978 giocando in totale 150 partite. In seguito a tale carriera, l’atleta veneziana si è dedicata all’attività di allenatrice rivestendo il ruolo di prima donna in Europa a guidare una squadra professionistica maschile, la Viterbese. Un’esperienza promettente definita da un iniziale successo che però precipitò rapidamente in seguito alla prima sconfitta della squadra in campionato, che ha rovinato i rapporti tra l’allenatrice e la dirigenza.

Un evento determinante a livello di notorietà è rappresentato dalla prima partita della Nazionale ai Mondiali del 2019, in cui l’Italia, dopo un primo tempo dominato da sfortuna e ingenuità, riesce a riscattarsi durante il secondo tempo, dimostrando un certo valore in campo, nel gioco e nell’attitudine, inaspettato dal pubblico ma fortemente desiderato dalle dirette interessate. In questo modo riescono ad ottenere l’attenzione mediatica che meritano, quasi come non vi fosse alcun retroscena prima di quella data, ponendo dunque le basi per la crescita del settore femminile in Italia. Poco dopo, infatti, il campionato 2019/2020 viene trasmesso per intero, per la prima volta, da un servizio TV su abbonamento.

Tuttavia, ad oggi la nazionale azzurra, allenata da Milena Bertolini dal 2017, risulta ancora fragile. Infatti, al termine del 2021 in Italia il numero delle tesserate è di 31.390, buono il dato che in tre anni sono aumentate del 13%. A livello europeo, il calcio femminile italiano rimane ancora arretrato in quanto l’Italia rimane l’unico paese a non aver raggiunto le 100.000 tesserate.

Successivamente, a metà maggio 2022, Ludovica Mantovani, Presidentessa della Divisione Calcio Femminile FIGC, dichiara: «il percorso del professionismo è iniziato con l’obbligo di istituire un settore giovanile femminile per tutti i club professionistici e si è concluso con la delibera del Consiglio Federale del 2020 che ha ufficializzato l’istituzione del primo campionato professionistico di Serie A». Pertanto, recentemente il calcio femminile italiano è passato al professionismo, per cui le calciatrici potranno godere delle stesse tutele dei loro colleghi maschi e ciò rappresenta un potenziale fattore di crescita del settore, malgrado la strada sia ancora lunga.

A Novembre 2022 abbiamo lanciato ufficialmente la prima accademia femminile di perfezionamento, dando la possibilità a bambine e ragazze dai 6 ai 22 anni di partecipare ai nostri programmi con percorsi mirati e specifici, in base ad età, esperienza e programmi sul ruolo.

Quanti club femminili ci sono in Italia?

Nel febbraio del 1933 a Milano venne creato il Gruppo Femminile Calcistico, primo club di calcio femminile organizzato in Italia, durante il quale le ragazze scendevano in campo indossando le gonne. Tale attività durò solo circa nove mesi perché, in vigore dell’entusiasmo iniziale, sorsero in diverse città altre squadre di ragazze. Di fronte a ciò, venne vietato alle donne la possibilità di giocare non solo nei tornei ma anche nelle gare, dirottando dunque le calciatrici in altri sport atletici.

Possiamo quindi affermare che in Italia il calcio femminile ebbe origine nel 1946 a Trieste, luogo in cui cominciarono le prime deboli esperienze, organizzate in due squadre fondate dalle autorità anglo-americane, che per qualche tempo girarono la penisola: la Triestina e il San Giusto. Fu proprio la spinta americana a stabilire in modo decisivo l’ingresso del settore femminile nel calcio olimpico in occasione dei giochi di Atlanta del 1996.

L’attività calcistica femminile in Italia è iniziata ufficialmente nel 1968 in seguito alla nascita di nuovi club femminili in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana ed Emilia di medio livello, come il Piacenza nel 1971 e il Modena nel 1997 e nel 1998, tanto che fu costituita a Viareggio la Federazione Italiana Calcio Femminile, che sempre nel 1968 promosse il suo primo campionato nazionale, vinto dal Genova. In seguito a tale vittoria, seguì nel 1969 quella della Roma. Il Milan conquistò lo scudetto nel 1975, nel 1992 e nel 1999, mentre la Lazio lo vinse nel 1987 e nel 1988.

La FICF si trasformò poi in Federazione Femminile Italiana Gioco Calcio e fu in grado di creare un sistema agonistico composto due serie di campionati (A e B), a cui si aggiunse dal 1971 un torneo di Coppa.

Nel 1983 venne inaugurata una Serie C a carattere interregionale, ponendo così le basi per lo sviluppo delle categorie giovanili e costituendo nel 1979 il campionato delle esordienti in ambito regionale (che nel 1982 venne trasformato in Serie D).

Nel 1986, la Divisione Calcio Femminile perse la sua autonomia e venne inserita nell’ambito della Lega Nazionale Dilettanti della FIGC, fu costituito il Comitato Nazionale Calcio Femminile.

A livello nazionale, la Serie A è composta da 16 squadre partecipanti e girone unico; Serie B è divisa in tre gironi da 14 squadre. Viene istituita la Supercoppa contesa fra la vincente della Coppa Italia ed il campionato di Serie A. Nel 1998, le società partecipanti alla Serie B vengono suddivise in 4 gironi di 12 squadre con play-off finali per individuare le tre vincenti che accederanno alla Serie A. Viene poi istituito il torneo Under 14 per rappresentative regionali con atlete partecipanti ai tornei pulcini, esordienti, giovani calciatrici, in modo da ampliare il numero delle praticanti.

A partire dalla stagione 2018-2019 i campionati di Serie A e Serie B passano sotto la diretta gestione della FIGC.

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